Cimitero delle Fontanelle

Cimitero delle Fontanelle

A Napoli il rapporto con i defunti è stato sempre intimo e il tema delle anime del Purgatorio e delle apparizioni dei silenti hanno testimonianze figurative e letterarie sin dal ‘400.

Assomiglia a una cattedrale in ipogeo, scavata nel tufo, l’antico ossario del cuore della Sanità. Ospitò resti già dal 500, ma cominciò ad essere usato come cimitero dei poveri dalla Peste del 1656 in poi, accogliendo successive esumazioni e spostamenti da altri ossari; non ultimi i morti del Colera del 1836 [1].

Qui nel 1800 prenderà via il Culto e rituale delle Anime del Purgatorio, le “Anime Abbandonate” o “Pezzentelle” [2].

Fenomeno che si lega a quello delle donne sante, intermediarie tra i vivi e i morti. Esaminatrici dello stato delle anime. Femmine che mischiano ritualità arcaiche a quelle cattoliche: le Madonne nere, le figlie di Iside, presiedono i gruppi di preghiera e aprono la via alle “fattucchiere” del Cimitero delle Fontanelle.

La sensibilità barocca e il Culto dei Santi saldano in una macabra fisicità queste donne ai teschi di cui si prenderanno cura, con cui impareranno a dialogare ed a interpretare nell’ oscuro linguaggio loro, quello dei sogni. Un do ut des in perfetta linea con la pratica dell’assistenza reciproca suggerita dal cristianesimo medievale e la logica dei suffragi ( rapporto di assistenza vivi-morti ).

In questo rito il popolo adottava un teschio, simbolo di un’anima povera e abbandonata, che si “trovava” ferma nel Purgatorio, perché senza sepoltura. Attraverso questa adozione, la persona in vita lucidava il teschio e indirizzava preghiere e riti che aiutassero l’anima del defunto ad oltrepassare il “luogo di mezzo” [3]; in cambio il defunto mandava miracoli e numeri del lotto al vivo, in una assai singolare e pratica forma di comunicazione. L’anima adottata veniva indicata da quel momento come un parente, perché entrava nel nucleo familiare. A grazia ricevuta, il vivo costruiva una piccola teca di legno e vetro in cui trovava posto il teschio.

Ai teschi-anime era dato un nome e una storia, spesso ricostruita proprio attraverso i sogni e i confronti, in un gioco di mitopoiesi collettiva junghiana. Così sono nate varie personificazioni delle anime Pezzentelle.

Come Lucia, ragazza morta subito prima o subito dopo il matrimonio, citata anche nella “Canzoncina a pro’ dei morti”, un libretto devozionale che raccoglieva preghiere apposite; e come i soldati morti in guerra, o in circostanze drammatiche e singolari; i religiosi, come Frate Pasquale, che dava i numeri del lotto; i medici, marinai, bambini e vergini, sposi, fidanzati e persino le lavandaie.

Abbiamo detto che il linguaggio usato dal morto per comunicare al vivo era quello dei sogni. I più importanti avvenivano tra la Domenica e il Lunedi (giorno dedicato ad Ecate, personificazione della luna, signora della notte).

Il Lunedì era il giorno delle anime, e a Napoli si caratterizzò per il pellegrinaggio dei cittadini verso i teschi-anima delle Fontanelle.

Il fenomeno del pellegrinaggio divenne di tali proporzioni da spingere il comune, nella prima metà del 900, a varare una speciale linea del tram elettrico che conduceva esclusivamente al Cimitero.

La sistemazione attuale è quindi dell’800, e da allora le cronache riportano anche riti magici, messe nere [4], trafugamenti di teschi e scheletri fino a storie di camorra, che si incontrava nella porzione del cimitero in cui svettano le croci del calvario, detta per questo motivo il Tribunale [5].

Durante le enormi epidemie di Colera del 1836 i corpi venivano precipitati nella grande piscina sotto le fondamenta dell’ Ospedale degli Incurabili, ma la durata dell’emergenza sanitaria e il numero delle perdite furono d’un ordine così catastrofico che si progettò la prima macchina cimiteriale per lo smaltimento di massa dei corpi.

Ovvero il Cimitero delle 366 Fosse, il prossimo oggetto delle mie foto.

 

[1] Tra cui le fonti in possesso dicono anche Giacomo Leopardi.

[2] Da “Il cimitero delle fontanelle. Il culto delle Anime del Purgatorio e il sottosuolo di Napoli” di Antonio Emanuele Piedimonte Editrice Electa, Napoli, 2003. 

[3] Storia affascinante quella del Purgatorio, che meriterebbe un trattamento a parte. Il “ terzo luogo “ dell’aldilà cristiano, ha una storia incredibile. Il Purgatorio venne istituito dopo dodici secoli di rispetto Paradiso e Inferno, con lo scopo di sistemare le anime ree di aver peccato con peccati minori, per un periodo limitato di tempo. Questi peccati, conosciuti come “perdonabili”, si chiamavano “veniali”. L’atto di nascita dottrinale del Purgatorio è firmato da papa Innocenzo IV nel 1254, dove è indicato per la prima volta come luogo. La creazione e la localizzazione del purgatorio pone fine all’eterno vagabondaggio delle anime in pena e dà una sorta di continuità all’ antica pratica dei suffragi per i morti. Una intuizione geniale la terra di mezzo, nel suo offrire coordinate spazio-temporali fondamentali. È un luogo e un tempo, che separa i defunti dalla morte e dalla resurrezione

Un tempo variabile , aspetto centrale che darà risonanza anche al Culto delle Anime del Purgatorio, perché può essere abbreviato grazie a fede, preghiere e suffragi dei vivi. Veniva localizzato prima in Sicilia e poi in Irlanda, i racconti dei viaggi e discese negli Inferi e Purgatorio non è diverso in questo, verrebbero visti oggi come “viaggi astrali” o “esperienze extracorporee” oppure ancora come “allucinazioni ipnagogiche” o “ipnopompiche”.

[4] L’ultimo rito satanico riportato dalla stampa è datato 7 maggio 2003

[5] L’ultima del 1915, 25 maggio, quando la criminalità organizzata si è incontrata qui, in 100 rappresentanti, con le grotte illuminate a candele. Nessuno venne condannato a morte, né la camorra fece giuramenti sanguinosi o riti affilatori, ma venne decretato ufficialmente l’autoscioglimento della Bella Società Riformata, anche nota come Società dell’Umiltà e Onorata Società.

In Naples people live a peculiar dialog with the death, and the dead. For hundred of centuries this relation took place under the sky and in the city’s underground as well. 

Naples rises upon massives and artificial caves, escavated in order to use the tuff stone for building purposes. A big portion of Naples underground, in other words, is empty, in a sense, as we will see.

Nowadays a part of this cave’s network is open to visitors by the Naples Underground [1], a tourist tour guide. But, as annals state, many other caves were used as collective graves for poor people, and for those killed by the Plague of 1656 and the Cholera epidemy in 1836.

Only one of those ancient collective graves-caves survived in centuries: the famous Cimitero delle Fontanelle, and here you find some pictures.

You can find many articles among this place and about the legends and myths still alive, mainly under the name of “Ritual of Purgatory’s spirits” or “Pezzentelle” or “Capuzzelle”.

Infact it’s not my purpose to explain here, with my limits in english writing ( I beg you pardon about this), how much this place is interesting and why I personally believe you should not waste the opportunity to make a visit.

As told before, this kind of cemeteries collected the mortal spoils of poor people during the big epidemics, even though also the famous and beloved italian poet found his grave in Fontanelle [2], Giacomo Leopardi, killed in Naples by Cholera in 1837 [3].

During the epidemics, the corps were crashed in a big “pool” (“piscina” in italian) under the basement of the Ospedale degli Incurabili…. . in other words, another huge cave.

The state of emergency has gone on so long that one day during the Illuminism period, the Neapolitans created an efficient and avantgarde cemetery: a rationalist machine made with the specific aim to dispose of corpses in huge quantities.

You are welcome if want to join me for the next cemetery…. The 366 Graves Cemetery.

 

[1] http://www.lanapolisotterranea.it/home_ing.htm

[2] https://en.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Leopardi

[3] this version s not official, but highly possible