MARABÙ

MARABÙ

Altro backlash dello stop al sito, la pubblicazione così ritardata di un sopralluogo che mi ha commosso come pochi altri fino ad ora.
Per lunghi mesi ho conservato quelle che ritengo alcune tra le più belle fotografie scattate negli ultimi due anni nell’archivio del mio hard disk.

Si tratta del “tempio del divertimento” Marabù, una colossale discoteca nata sul finire degli anni 70 nell’Emilia.

Quando entro in una discoteca abbandonata ho come l’impressione che si tratti di un’astronave aliena, atterrata dal nulla nel nulla, con il suo carico di luci e tecnologia sinestetica, con lo scopo di conquistare e far ballare le generazioni dei giovani occidentali. Mi sembra ancora assurdo che una mole così grossa in termini di materiali e denaro sia stata spesa da un certo periodo in poi solo a questo scopo.

Serialmente.

Perché questo capolavoro non è solo. L’Ingegner Lolli progettò e costruì altri vascelli di cemento bruto, con un fare che oggi non esiste più. Considerati i costi di uno smantellamento di tale dinosauro, non credo che sparirà presto.
Se nella Chiesa di Vigorso il pavimento è ricoperto di guano, qui è ricoperto di cristalli, vetri, cavi, fibre di lana e di neon, malamente digeriti da un incendio sviluppatosi dalla pancia e che non ha avuto vittoria del bruto calcestruzzo armato. Tossica, sventrata e nera, un cratere la sua pista da ballo, un ricordo il giardino esterno; i suoni che oggi si sentono non sono più quelli della consolle né quelli di fantasmi, ma dei clandestini che la occupano quando si nascondono al tuo arrivo.
Altra emergenza dell’urbex prima ancora dello sciacallaggio.
Nessuna postproduzione per queste foto, sono pubblicate esattamente come sono state scattate: camera in manuale, no cavalletto, la mia solita cara, la Fuji.
A presto

Antonella

Ingresso Tunnel Marabù